Premessa.
Per coltivare qualsiasi orchidea a partire dal seme, che sia autoctona o tropicale, ci vuole molta pazienza, tempo, essere dotati di un bel pollice verde, ed avere qualche piccola, ma utile, nozione di genetica (ripassatevi gli esperimenti di G. Mendel, celeberrimo naturalista, botanico, genetista, monaco agostiniano ottocentesco ceco, soprattutto le sue tre leggi sull’ereditarietà genetica). E’ una Famiglia di antichissime origini, risalenti al Tardo Cretacico tra 76 e gli 84 milioni di anni fa. Si ricordi che i semi di Orchidee sarebbe meglio non prenderli in natura (se si parla di autoctone, ma anche le tropicali), ma comprarli da rivenditori specializzati, poiché sono essenze rare e minacciate in qualsiasi angolo della Terra, se no si potrebbe ricorrere a sanzioni molto salate: le Orchidee spontanee sono protette da normative sia nazionali che transnazionali. Tutte rientrano nell’Allegato I della Convenzione di Washington del 3 marzo 1973, denominata CITES (https://cites.org/eng/gallery/species/orchid/orchid.html ), (http://www.orchidando.net/pages/15.htm ), che regola il commercio delle specie di flora selvatica minacciata di estinzione. Tale normativa è stata successivamente recepita dall’Italia il 7 febbraio 1992 (art. 150), aggiornata al D.Lg. n. 300/1999 (http://www.federfida.org/index.php/leggi-tutela-animali/leggi-nazionali/432-italia-l-n-1501992-agg-al-1999-applicazione-dei-reati-sanciti-dalla-cites-concernente-commercio-e-detenzione-animali-e-piante-selvatici-esotici-in-via-destizione ), che ha sottoposto le Orchidee spontanee a controllo totale, vietando rigorosamente l’importazione, l’esportazione, il trasporto e la detenzione di piante, semi o parti di Orchidee raccolte in natura. La tutela delle singole specie, a livello nazionale, poi è stata demandata alle Regioni.
E bene avere delle elementari nozioni di genetica, quando si parla di orchidee, poiché seminandole in un particolare substrato abbinato a microrganismi (di cui spiegheremo più avanti) si rimettono in gioco le variabili genetiche, poiché la discendenza non risulterà mai perfettamente uguale, ma si doterà di caratteri genetici leggermente diversi: si potranno ottenere piantine dai fiori più brillanti o da colori disuguali dalla pianta madre o dai colori più smorti, più forti geneticamente e più alte o dai caratteri recessivi che la renderanno più debole geneticamente (e quindi, purtroppo, da scartare). Quindi, anche impollinando un fiore con il suo stesso polline (o con il polline di un altro fiore della stessa pianta o di un’altra pianta della stessa specie) avremo piante con caratteristiche diverse dalla madre.
I semi delle orchidee sono più simili alle spore delle felci che a semi veri e propri, quindi, essendo privi di rivestimento, ossia delle sostanze atte alla crescita, il coltivatore dovrà dare lui stesso tutti i nutrimenti essenziali alla perfetta crescita dell’orchidea (semi microspermi). Anche in natura le Orchidee devono crescere in terreni particolari, dotati di certi funghi simbionti che daranno alla nostra Orchidea tutto il nutrimento necessario. Se in quel particolare terreno quel fungo sparisse, il seme dell’Orchidea andrà in uno stato di “quiescenza” fino a quando non ricompare quel tipo di fungo a farla nascere. Ci sono due tipi di simbiosi micorizzata, soprattutto nelle orchidee terricole (ad es. Cephalanthera, Cypripedium, Serapias, Ludisia, Anacamptis, Spiranthes, Diuris, Sobralia, Caladenia, Thelymitra, ecc.) (http://eshop.zr-giardinaggio.it/store/semi-rari-semi-orchidea-sobralia-sobralia-klotzscheana-p-1536/ ) o “infezione”, in termini volgari: l’infezione primaria che comprende l’embrione germinante, e l’infezione secondaria che coinvolgerà l’Orchidea adulta. Quindi è importantissima la vicinanza dell’Orchidea al suo fungo simbionte affinché cresca fino allo stadio della fotosintesi. E’ probabile che nella prima “infezione” il fungo fornisca all’Orchidea dell’amido , poi nella seconda “infezione” il fungo ceda una parte di sostanze zuccherine alla pianta, anche se per ora siano solo ipotesi.
Per prima cosa, sarebbe meglio coltivarle in laboratorio o in una cantina dotata di riscaldamento costante tra i 20 °C e i 25 °C, quindi coltivare le orchidee non è adatto agli hobbisti dal pollice verde alle prime armi o poco esperti.
Se abbiamo già qualche orchidea nel nostro “laboratorio” sarebbe meglio impollinarla tramite un bel cotton fioc (o uno stuzzicadenti): visto che le Orchidee hanno gli organi maschili e femminili fusi insieme su una struttura chiamata “colonna”, si deve prelevare un po’ di pollinidi (strutture sferiche e appiccicose), trovantisi sulla punta di questa “colonna” al centro del fiore, dietro a piccoli strutture a forma di scudo) e fecondare la parte femminile che si trova sotto la struttura a scudo. Dopo qualche giorno la nostra Orchidea potrebbe cambiare colore o appassire, facendo risaltare la nostra colonna, dove poi si formeranno i nostri “semi”: si aspetti che la parte terminale si ingrossi e ingiallisca. Normalmente la maturazione avviene tra tre mesi e un anno (a seconda del genere dell’Orchidea).
Quindi si coltiva in ambiente sterile in “provetta” chiusa (in modo che non entrino muffe o microrganismi non graditi) su sostanza nutriente gelatinosa, ad es. agar. Il primo tentativo di germinazione artificiale di un’Orchidea è stato compiuto nel 1922 dal dr. Lewis Knudson dell’Università di Cornell (USA).
Ci si dota di questi ingredienti per la perfetta riuscita della germinazione delle nostre Orchidee dotandosi del substrato artificiale PHYTAMAXTM (che si trova in commercio):
- Ammonio Nitrato…………………………………………………………………………………….825.0 mg/L
- Acido borico……………………………………………………………………………………3.10 mg/L
- Cloruro di calcio anidro…………………………………………………………………..166.0 mg/L
- Cloruro di cobalto esaidrato…………………………………………………………………….0125 mg/L
- Solfato di rame pentaidrato ………………………………………………………….0.0125 mg/L
- EDTA disodico diidrato ………………………………………………………………..37.240 mg/L
- Solfato di ferro eptaidrato……………………………………………………………27.850 mg/L
- Solfato di magnesio anidro………………………………………………………….90.350 mg/L
- Solfato di magnesio…………………………………………………………………….8.450 mg/L
- Ioduro di potassio……………………………………………………………………. 0.4150 mg/L
- Nitrato di potassio……………………………………………………………………. 950.0 mg/L
- Fosfato di potassio monobasico…………………………………………….. …….85.0 mg/L
- Molibdato di sodio diidrato…………………………………………………… ..0.1250 mg/L
- Solfato di zinco eptaidrato…………………………………………………………. 5.30 mg/L
- Carbone…………………………………………………………………………………2000.0 mg/L
- MES (Acido metansulfonico) ……………………………………………………1000.0 mg/L
- Mio-Inositolo …………………………………………………………………………..100.0 mg/L
- Acido nicotinico…………………………………………………………………………. 1.0 mg/L
- Peptone tipo I……………………………………………………………………… 2000.0 mg/L
- Piridossina cloridrata……………………………………………………………. …..1.0 mg/L
- Saccarosio…………………………………………………………………………………..20000.0 mg/L
- Cloridrato di tiamina………………………………………………………….. …….10.0 mg/L
I passi fondamentali per la preparazione del terreno di coltura sono i seguenti:
- Utilizzando un contenitore grande il doppio del volume finale desiderato, misurare circa il 90% del volume finale richiesto di coltura tissutale acqua di grado (ad esempio Sigma N. prodotto W-3500). Esempio: 900 ml per un volume finale di 1000 ml.
- Mentre è agitazione, aggiungere il medium di coltura in polvere.
- Risciacquare il contenitore originale con un piccolo volume di acqua di grado coltura tissutale per eliminare tracce di polvere. Aggiungere alla soluzione della Fase 2.
- Aggiungere integratori desiderati (ad esempio gelificante, auxina, citochinine, etc.).
- Mentre si agita, regolare il mezzo al pH desiderato (ad esempio 5,6 +/- 0,1) utilizzando KOH, NaOH o HCl.
- Aggiungere altra acqua coltura tissutale grado di portare il mezzo al volume finale.
- Se il gelificante viene utilizzato, riscaldare la soluzione a circa. 100 ° C sotto agitazione.
- Distribuire il terreno in recipienti di coltura, prima o dopo la sterilizzazione in autoclave secondo la vostra applicazione.
- Sterilizzare il mezzo in un’autoclave convalidato a 1Kg / cm2. Il mezzo deve raggiungere una temperatura di 121 °C per almeno 15 min. Fare riferimento al catalogo della coltura cellulare Phytamax™ Sigma per i tempi di autoclave consigliati per diversi volumi.
Dopodiché lasciarli raffreddare. Dopo due-tre giorni si metterà i nostri barattoli in cappa sterile (ecco perché sarebbe meglio compiere tutte queste operazioni in laboratori o in cantine attrezzate). In cappa sterile si seminano i barattoli contenenti il substrato artificiale, usando guanti sterilizzati e mascherina da laboratorio.
I barattoli sono tenuti sotto luce artificiale (neon) a 20-24° per 14 ore al giorno.
Le piantine si vedono già a circa 25 giorni dalla semina (2-3 mm di altezza).
Le piccole Orchidee, dopo circa 3 mesi, sono già altre circa 2 cm con due/tre foglioline.
Occorrono almeno due ripicchettaggi (trasferimenti in vasi singoli), prima di rinvasarli. Il primo quando i protocormi (masse cellulari sviluppatesi dai semi di Orchidea in grado di generare da una parte il germoglio vegetativo e da un’altra parte le radici) sono già abbastanza sviluppati e si iniziano a vedere le foglie. I protocormi si distribuiscono uniformemente sul nuovo composto (simile a quello usato per la semina con l’aggiunta di un vasettino di banana omogenizzata in un litro di composto, molto adatta allo sviluppo dell’orchidea) e lasciati crescere per qualche mese. Quando avranno sviluppato foglie e radici, si dovrà procedere ad un nuovo ripicchettaggio su composto ‘fresco’ e qui si lascia fino a quando non arriva l’ora di togliere dai barattoli e si mette in vasetti comunitari.