Oggi inizieremo ad affrontare un argomento vasto e affascinante; le piante da interno. Preparatevi. Sarà un percorso piuttosto lungo, dato che in Italia si trovano in commercio almeno 50 specie diverse (per non parlare delle vaiertà!). Nella categoria “Piante” di Gmag cercheremo di illustrarvi in modo semplice, eppure esaustivo, le principali caratteristiche e i metodi di coltivazione delle piante da interno più diffuso.
Per cominciare, sappiate che le “piante da interno” sono in realtà specie vegetali originarie di climi tropicali le cui temperature sono sempre comprese tra i 15° e i 28° C. La piovosità e l’umidità dipende dalla regione d’origine. Ovviamente, nel loro habitat naturale, le piante d’appartamento sono abituate a vivere in piena terra o, comunque all’aperto. Da noi è difficile che si verifichino le condizioni ambientali adatte per tutti i 365 giorni dell’anno, eccezion fatta per alcune regioni del Mezzogiorno in cui è sempre buona norma dare un occhio alla colonnina di mercurio; quando scende troppo dovrete sicuramente portare le piante in casa! Da qui la nomea di “pianta d’appartamento”. In realtà non bisognerebbe mai aspettare che arrivino i primi freddi. Attendendo troppo tempo si rischia infatti di provocare un vero e proprio “shock termico” alle nostre piantine, causato dalla differenza di temperatura tra l’esterno e l’interno. Nel migliore dei casi la pianta perderà parte delle foglie.. Ed è per questo che già a fine settembre-inizi ottobre è consigliabile porre al riparo la pianta ( nel Nord Italia!). Se abitate al Sud potrete aspettare ancora un mesetto. Naturalmente sono le solite indicaizioni di massima. Non esiste un momento “perfetto” o ” esatto” in cui ricoverare in casa le vostre beneamate; dipende dall’annata, dal microclima a cui sono esposte, etc. Ma passiamo alla descrizione della pianta da interno di oggi, la Tillandsia ionantha.
Le desertiche tillandsiae sono piante che si sono adattate ai climi più svariati: dall’ambiente arido e soleggiato delle coste Perù e del Cile (dove non si trovano altri organismi vegetali date le proibitive condizioni pedoclimatiche dell’area), alla Pampa Argentina, fino alle catene andine. Si trovano esemplari di queste piante persino nella calda e umida Amazzonia. Appartengono al grande gruppo delle grasse o succulente, uno dei più diffusi e popolari tra gli amanti delle piante da appartamento. Il genere Tillandsia conta circa 600 specie, in maggioranza epifite, ovvero in grado di sopravvivere senza terra, sconvolgendo le comuni nozioni di botanica. Ma come è possibile? Vediamo di capire insieme il funzionamento di questi insoliti organismi vegetali! Grazie a microscopici peli, i tricomi peltati o squame, esse sono in grado di catturare dall’aria ciò che le altre piante assorbono attraverso il terreno, ovvero acqua e sali minerali, trattenendo l’umidità ed evitandone la dispersione. I tricomi, oltre a svolgere questa importantissima funzione, proteggono le foglie dall’esposizione dei violenti raggi ultravioletti delle coste peruviane e cilene. A questo punto non vi stupirà che le Tillandsiae, vivano ancorate a qualsiasi sostegno (pali della luce, rocce, altre piante, etc.). La concimazione, avviene in natura tramite organismi animali simbiotici che in cambio dei loro scarti organici contenenti azoto, possono trovare riparo tra le foglie. Tali conclusioni sono costate quattro secoli di ricerca di illustri botanici, da Bohuin fino a Karl Mez che ne scoprì il funzionamento nei primi del ‘900.Negli ultimi venti anni le Tillandsiae sono state introdotte nelle serre e vivai italiani, diventando un vero e proprio oggetto di culto. Ciò è stato possibile grazie alla loro grande adattabilità ai più svariati climi e ambienti, per cui anche i meno esperti possono prendersene cura. Inoltre, secondo recenti ricerche compiute nell’Università di Bologna, queste piante sarebbero in grado di assorbire gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), creati dai processi di incompleta combustione di benzina e gasolio. Nell’articolo di oggi ci occuperemo, più nel dettaglio, della Tillandsia ionantha, proveniente dall’America Centrale. All’interno di questa specie, esistono diverse varietà. Le più comuni hanno grandi quantità di foglie lineari e succulente. Queste si allargano alla base, si dispongono fittamente e sono verdi. Le parti superiori della ionantha, sono rosse o viola durante la fioritura, come evidente nella foto.
ESPOSIZIONE E CLIMA
Necessita di aria e di luce solare diretta, caratteristica comune alla stragrande maggioranza delle Tillandsiae. Evitate di porla in recipienti chiusi e all’ombra. Quando la temperatura scende sotto i 4-5° C e non è possibile ripararla, è preferibile portarla in appartamento, per evitare dannose e repentine escursioni termiche.
IRRIGAZIONE
Solitamente le Tillandsiae vanno annaffiate poco. Al contrario la Tillandsia ionantha deve essere bagnata frequentemente (anche due volte al giorno quando fa molto caldo), utilizzando possibilmente acqua piovana. In alternativa usate acqua oligominerale. Infatti, l’acqua del rubinetto contiene calcare potrebbe depositarsi sulle foglie danneggiando i tricomi. Inoltre il cloro, risulta dannoso a quasi tutte le Bromeliacae, famiglia a cui appartengono le Tillandsiae. In inverno riducete le innaffiature. Se passa la stagione in casa, non esponete la ionantha a temperature superiori ai 16° C e bagnatela con più frequenza.
CONCIMAZIONE
Usate un concime con titolo NPK pari a 10-20-20. Questo dovrebbe sostituire l’attività organica degli insetti simbiotici di cui ho parlato prima.
AGENTI PATOGENI (MALATTIE)
Tutte le Tillandsiae sono molto resistenti ad agenti patogeni. Gli unici organismi che possono portare problemi sono gli afidi, le cocciniglie e le blatte. In commercio troverete diversi anticrittogamici e pesticidi , da usare nelle corrette dosi per evitare l’insorgenza di fenomeni di resistenza del patogeno. Naturalmente, la prevenzione è sempre il modo migliore per evitare che una pianta si ammali.
La Tillandsia ionantha è venduta online dal vivaio le “Figlie del vento”.